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E’ ancora attuale il costo dei conti correnti il cui aumento fu giustificato anni fa dal tasso Euribor negativo?

Posted by Roberto Di Napoli su 31 luglio 2022

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Quasi due anni fa, molte banche italiane, adducendo, come giustificazione, il costo dalle stesse dovuto per il mantenimento dei depositi su conti correnti e determinato dal tasso Euribor negativo, aumentarono il costo di gestione; alcune banche, addirittura, hanno chiuso i conti nei quali vi erano depositati importi superiori a 100 mila euro invitando gli utenti a investire l’eccedenza in strumenti finanziari o di risparmio.

Nel corso degli ultimi mesi, come sappiamo, la situazione del mercato del credito è variata: il tasso Euribor è tornato positivo, la BCE, nell’ottica di contrastare l’aumento dell’inflazione, ha aumentato i tassi di riferimento e sono aumentati, conseguentemente, i tassi di interesse pretesi dalle banche alla clientela. Il mercato del credito, quindi, è cambiato rispetto a due anni fa: ciononostante non solo il rendimento delle giacenze è rimasto sostanzialmente nullo ma i conti correnti sono rimasti abbastanza cari (con costi, forse, anche aumentati nell’ultimo anno). Ci si dovrebbe chiedere, allora: è ancora attuale la giustificazione fornita, due anni fa, dalle banche per aumentare i costi di gestione dei conti correnti già, peraltro, gravati da imposte e altre commissioni?

Una Risposta a “E’ ancora attuale il costo dei conti correnti il cui aumento fu giustificato anni fa dal tasso Euribor negativo?”

  1. Avv. Tiziana Teodosio said

    Caro Collega, la tua attenzione e professionalità sono encomiabili. Ancora oggi, purtroppo, sfugge ai più il meccanismo leonino dei rapporti di finanziamento: socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti. Mentre tutti gli altri (normali) operatori economici (a esclusione, ovviamente dei ‘poteri forti’) devono farsi carico delle condizioni generali, sopportando le conseguenze sia delle proprie scelte che delle flessioni generalizzate dei mercati, le banche sono autorizzate a mutare unilateralmente le condizioni contrattuali a proprio piacimento, dietro la falsa opportunità di recedere dal contratto ‘se non ti sa bene’, che significa esattamente che non hai scelta, giacché tutte le banche fanno la medesima cosa (cartello) e che, comunque, per recedere devi prima saldare (con mora) e -con il plafond delle garanzie completamente impegnato- trovare un altro partner finanziario che pratica, come detto, comunque, le medesime condizioni.
    Si tratta di vere e proprie forme di violenza economica, con una rete che strangola imprenditori e lavoratori proprio come gli strozzini comuni, ma in maniera professionale, oltre che con le coperture politiche e istituzionali a noi tutti ben note.

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